<<Ora>> piena di grazia è il Giovedì, giorno in cui il <<tre volte santo>>, il separato dai nostri pensieri – dalle nostre vie – dai nostri discorsi su un certo Dio -, in Gesù si fa vicino raccontandosi nella lavanda dei piedi e nella cena. <<Ora>> piena di grazia è il Venerdì, giorno in cui l’<<Ineffabile>> è narrato dalla croce del Figlio, epifania della gloria dell’uno e dell’altro.
<<Ora>> santa sono il Sabato e la Domenica, giorno in cui la Vita rinchiusa in una tomba come in un uovo inizia a svegliare i dormienti nel sonno della morte, dai progenitori al giusto Abele fino al traditore Giuda, nell’attesa di introdurli con sé alla destra di Dio, il <<giorno ottavo>> della risurrezione.
Nella settimana santa alla Chiesa in preghiera il senso della esperienza cristiana le è consegnato in maniera estremamente lucida e convincente, è l’imporsi di una verità che riposa su sé stessa nel senso che ha in sé il proprio criterio, la propria legittimazione, la propria autogiustificazione. Una esperienza in cui il radicalmente altro diventa in Gesù Signore e maestro il radicalmente vicino manifestandosi senza equivoci come Io-Sono-Amore-Per-Voi. Un Nome indicato dai gesti che celebriamo. Nella morte, - discesa agli inferi – resurrezione di Gesù è lo stesso Iddio, Padre, nel-per-con il Figlio, a dirsi <<escatologicamente>> perdono all’assassino, alzati agli imprigionati nel guscio della morte, resurrezione ai giusti e ai poveri violentati, oppressi, non riconosciuti. Il loro nome insopportato e cancellato con iniqua sentenza dal libro degli uomini non lo è e non lo sarà dal libro di Dio.
E in Gesù l’Iddio della tenerezza dice anche il nostro nome. Come il Figlio figli amati (momento conoscitivo) chiamati (momento interpellativi) a vivere da figli (momento della prassi). Un esistere nell’agape che nella morte donata al Padre per la vita dell’uomo si dice in maniera adempiuta.
Le celebrazioni della Settimana santa, e del Triduo pasquale in particolare, vengano accuratamente preparate con la catechesi mistagogica, con la predisposizione di testi, segni e servizi, con l’animazione dell’assemblea.
Il Triduo pasquale venga riscoperto e valorizzato come unitaria celebrazione della realtà della Pasqua nei tre santi giorni che hanno il loro apice nella Veglia pasquale. Questa solenne liturgia deve svolgersi nella notte: praticamente non dovrebbe iniziare prima delle ore 21. I diversi momenti ed elementi rituali siano presenti con sobrie ed opportune munizioni e didascalie.
Alfredo Di Stefano
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