sabato 9 febbraio 2013

IL MISTERO DELLA PAROLA DI DIO NELL’EDUCAZIONE DELLA FEDE: DISCEPOLI IN ASCOLTO DELLA PAROLA

Vorrei ricordare nell'elencare le tre qualità essenziali del ca­techista - testimone, insegnante, educatore - quella del testimone viene posta al primo piano come dote principale che dà valore e con­diziona tutte le altre. Ma non bisogna mai dimenticare, e il Docu­mento Base lo richiama nel dovuto modo, che prima di pensare e di preoccuparsi di quanto deve fare o essere nei confronti degli altri, ogni cristiano è invitato a pensare a se stesso, ai doveri e agli impegni ri­chiesti dal suo essere «discepolo» del Signore.

«Testimone di Cristo Salvatore, ogni catechista deve sentirsi e apparire, lui pure, un salva­to: uno che ha avuto non da sé, ma da Dio, la grazia della fede, e si im­pegna ad accoglierla e a comprenderla, in un atteggiamento di umile semplicità e di sempre nuova ricerca. Educatore dei fratelli nella fede, egli è debitore verso tutti del Vangelo che annuncia; dalla fede e dal­la testimonianza di tutti, egli si lascia a sua volta educare» (RdC 185).

Aspetto questo che è stato molto ben ripreso dagli Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti (Cei, 1991) dove, nel capitolo de­dicato ai vari atteggiamenti spirituali richiesti al catechista (testimone - missionario - compagno di strada - uomo delle armonie), viene pre­messo come primo l'atteggiamento del «catechista discepolo»: atteg­giamento indispensabile per comprendere che alla base della disponi­bilità a servire la fede deve esserci sempre l'umile e grato riconosci­mento che la fede è sempre un dono ricevuto, una grazia preziosa ed è indispensabile, sempre e per tutti, far giocare nel giusto modo il rap­porto vocazione-servizio.

Negli Orientamenti si legge infatti che «i catechisti sanno che non di­ventano maestri che ripetono nozioni acquisite, ma camminano nel discepolato, dove la lunga esperienza di ascolto abilita ad accogliere la Parola nell'oggi della Chiesa e dell'uomo, assieme ai propri fratelli, per favorire la comprensione e la fruttuosità. La cura per personali momenti di preghiera, di docile ascolto della Parola, di cordiale scam­bio ecclesiale e di accordo con i pastori è via normale e indispensabi­le per mantenere vero il proprio servizio, vincolandolo al suo fonda­mento evangelico che è il discepolato nella Chiesa».

0 commenti:

Posta un commento