sabato 9 febbraio 2013

RELAZIONI MINISTRI STRAORDINARI – CATTEDRALE SORA



La Parrocchia, casa di Dio tra le case degli uomini:
Comunità di ministeri nel territorio.

Introduzione

a.Questo è il mio corpo che è dato per voi
                                                                             ( Lc. 22,19 )

Quale è il peso di tale espressione per noi e per le nostre comunità?
Il senso dello stupore, della gratitudine, dinanzi a quel corpo donato per me: cosa ho fatto io per ricevere questo dono e cosa comporta per me riceverlo e portarlo agli altri?
Domande che accompagnano il nostro ministero e che ci invitano a non abituarci a tale dono, ma a sentirci sempre non degni di tale grazia.

“ O Signore non sono degno di ricevere questo pane, ma di solo una parola e io sarò salvato“.
Quale è la portata di questa parola ? 
In quel pane ricevuto c’è una parola che va spezzata, di cui bisogna nutrirsi, che bisogna condividere e spezzare con gli altri.
“ Beati gli invitati alla mensa del Signore “.
Ecco la parola che riempie il cuore delle nostre comunità e che chiede il nostro Amen, la nostra salvezza a quel progetto di beatitudine e di felicità.
Essere ministri del pane e delle parole, dire il proprio Amen per essere salvati, è entrare nella logica di quell’amore che si fa servizio.
Questa è la mia vita, il mio tempo donato: poterlo dire con forza attraverso il nostro ministero!


b.  La Parrocchia casa di Dio, tra le case degli uomini.

Parlare di Parrocchia e di ministeri significa accettare di addentrarsi in un discorso serio e impegnativo, la Parrocchia oggi  ci appare come una realtà in forte movimento, i ministeri, legati al nostro mondo di essere e costruire la Parrocchia , sembrano sfuggire da una presa solidale.
Ma dobbiamo parlarne !
Il cambiamento delle Parrocchie è diverso a noi ( si pensi al numero dei preti che la animano in costante calo, al problema di parrocchie  da accostare, ecc…), ma il contesto ecclesiale si attende orientamenti chiari sulla figura delle Parrocchie,  sui ministeri necessari farla vivere sui legami e sul rapporto di questi ultimi con il territorio.
Si richiede un esercizio di discernimento per un futuro della Chiesa che generi la fede nel quotidiano della vita della gente.
La figura dei ministeri nella Chiesa  dice il carattere popolare e diffuso tra la gente di un  bene prezioso per la vitalità dell’annuncio e della trasmissione del Vangelo.
Se la Parrocchia rimane lo spazio ideale per offrire ai fedeli un reale esercizio della vita cristiana,  come pure di essere luogo di autentica umanizzazione e socializzazione, sia in un contesto di dispersione come di anonimato, da qui i ministeri,  esprimono la responsabilità soprattutto nella cura. Abbiamo ben presente qui tutti coloro che (sacerdoti, diaconi, consacrate, laici) si stanno dedicando con generosità in favore della vitalità della Parrocchia.
Un grazie a voi tutti: non perdetevi d’animo e non lasciatevi sopraffare dalla stanchezza, in Comunione con il Vescovo, in gioiosa fraternità con noi presbiteri, in cordiale corresponsabilità con tutti i laici, continuate la vostra opera preziosa e insostituibile.

1.      Vivere il ministero in un luogo e in un tempo

Chi è il ministro?
Colui che vivendo nella chiesa entra in contatto con Gesù Cristo con la sua Parola e il dono della Salvezza.

Poiché la Parola abita un territorio  è radicata in un luogo, deve poter sviluppare la capacità di interpretare i nuovi fenomeni sociali, per poter continuare a rendere presente nello spazio e nel quotidiano la memoria eterna di cui è custode e portatrice.
Il mistero chiede una grande sensibilità ai fedeli laici, che sono chiamati a svolgere il loro compito non solo in parrocchia, ma a partire dalla parrocchia, su tutte le frontiere, i problemi, le attese dell’ uomo.
La Liturgia, infatti, è impegno a vivere nella città e per la città!

a.       la figura di un ministero che accoglie e accompagna

Attraverso le trame della solidarietà che la Parrocchia ha saputo generare, nei luoghi in cui ha saputo incarnare il Vangelo della Carità, la testimonianza del ministro è quella di visibilizzare una Chiesa che accoglie tutti, nelle situazioni più disperate e tutti accompagna, con fiducia e pazienza, all’unico e medesimo Salvatore per accoglierne la parola e viverne la sequela.
La Liturgia educa a costruire relazioni umane autentiche.

b.       la figura di un ministero semplice e umile

La Parrocchia in quanto “chiesa tra la gente” con tratti diversi e complementari, si presenta come un’istituzione vicina a tutti, capaci di valorizzare un occasione di contatto come possibile punto di partenza per un vero cammino di fede fino alla santità.
Per questo i suoi ministri sono chiamati a manifestare gli elementi essenziali della fede terrena, essi sono chiamati ad essere terreno di incontro e di annuncio della memoria terrena, porta d’ingresso all’esperienza della fede terrena anche per molte persone che, magari, se ne pentono escluse o si ritengono inadatte.
I ministri dinanzi a chi denuncia i limiti e la poca capacità di testimoniare la fede, deve far emergere le potenzialità della comunità parrocchiale e svolgere un ruolo  di ingresso e di accoglienza, avviare con semplicità e nel quotidiano, dialoghi, esperienze di contatto e di confronto sulle esperienze religiose e sul territorio.
La Parrocchia è ancora il tesoro prezioso che possiamo valorizzare come strumento capace di integrazione, ai ministri è chiesto un ruolo attivo e di vigilanza, per essere un valido contatto per scoprire e rinnovare l’esperienza cristiana.

La Liturgia  è questa soglia di accesso, porta che introduce ad una fede che deve crescere sempre di più.

2.  Vivere il ministero come risposta vocazionale alla vita cristiana

            Il tratto qualificante delle nostre parrocchie è quello di dare consistenza alla centralità dell’evangelizzazione come servizio alla fede.
            Come?
Attraverso il profondo legame tra Parola e sacramento, come forma di trasmissione della rivelazione nel tempo che fa la Chiesa, quale segno visibile del Vangelo accolto per la vita del mondo.
Parola, Sacramento e fede ecclesiale sono così intimamente intrecciati ed esprimono il movimento con cui avviene la missione.
Il ministro è chiamato a coniugare, al di là di tutte le separazioni, la tensione tra annuncio della Parola, celebrazione sacramentale, vita personale ed ecclesiale.
            L’apostolo Paolo mostra che l’unità della vita cristiana è “culto spirituale” (Rm 12,1) l’esistenza dell’uomo nell’alleanza, l’appartenenza al popolo di Dio.
L’annuncio della Parola, la celebrazione eucaristica, la comunione delle vocazioni e dei carismi, sono fattori essenziali che plasmano la libertà terrena dentro le condizioni concrete della vita.
La vita umana si accoglie in ascolto di un annuncio di salvezza (Parola) o si lascia generare dal dono che viene dall’alto (Santità o Preghiera) alimentando un cammino e una storia cristiana delle persone e delle comunità.
La Liturgia ci aiuta a rispondere ad una chiamata vocazionale per il servizio all’unico corpo, che è la Chiesa.

3.      Il ministero una responsabilità in parte nuova

Chi sono coloro che si affacciano alla porta della fede e della parrocchia?
Sostanzialmente tre tipi di vicende umane:

Ø  Persone non battezzate che desiderano ricevere il battesimo ad esempio i catecumeni,
(non sono molto ma è prevedibile che il loro numero aumenti).
Occorre che non solo la parrocchia abbia antenne per intercettare questa domanda, ma disponga di un luogo per accogliere, una sorta di pronao all’ingresso del tempio, uno spazio discreto prima di abitare la casa della comunità.

Ø  Poi ci sono la cui è rimasta latente e viene percepita come incompatibile con gli impegni della vita adulta.
Hanno ricevuto l’iniziazione cristiana ma la loro fede è rimasta latente e viene percepita come incompatibile con gli impegni della vita adulta.
E’come una fede sospesa, immobile, che ad un certo punto riprende vigore  a partire da certe circostanza della vita, di un incontro, di una sofferenza, dalla conoscenza di un gruppo, di un ambiente ecc…
A tali non manca la lingua e l’immaginario cristiano, ma tutto ciò è rimasto come in forma infantile, e quindi la riscoperta da adulti appare come un nuovo venire alla fede.

Ø  Infine ci sono i battezzati il cui battesimo è rimasto sulla carta, sganciata dalla comunità parrocchiale.
Da parte loro si tratta di riprendere una pratica sospesa e di rioccupare un posto dal quale si sentono tenuti in disparte, ma di procedere a una vera rifondazione della fede.
Il loro bisogno è certo quello di incontrare una comunità persuasiva per la sua vita liturgica,   per le forme del suo annuncio, per lo slancio della carità, ma anche di poter disporre di un cammino di ripresa della fede, di imparare  forse per la prima volta la lingua cristiana, l’accostamento alla Parola, il senso dei gesti della fede.


Il ministro cerca di interpretare tali domande e si chiede: cosa portano con sé? Che cosa chiedono e che cosa si attendono? Quale immagine di parrocchia trovano? Quale spazio abbiamo per offrire loro un ascolto, una esperienza autentica, un contatto reale, una prossimità che li aiuta a far crescere il desiderio di riconciliazione?

            Ecco le nuove figure ministeriali che occorrono affinché la parrocchia sappia rispondere a questo nuovo appello, e per rispondere a tale appello, la parrocchia non può vivere separate dalle altre parrocchie, ma può immaginarsi solo nella rete della diocesi e delle parrocchie vicine.

4. Il ministero con al centro l’Eucaristia nell’essere Parrocchia tra le case degli uomini

“L’Eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutte le Evangelizzazioni, non è possibile comunità parrocchiale se non si ha come radici e come cardine la celebrazione eucaristica”  
                                                                                                                                        (PO .6)

La Parrocchia è una “comunità eucaristica”, ciò significa che essa è una comunità idonea a celebrare l’eucaristia nella quale stanno le radici vive del suo edificarsi e il vincolo sacramentale del suo essere in piena comunione con tutta la chiesa.
Ogni volta che celebriamo l’eucaristia, cresce la chiesa, cresce il ministro, si effettua l’opera della nostra redenzione e viene prodotta l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo.
            L’Eucaristia per questo è il Sacramento per l’umanità, per il territorio intero della parrocchia, il nuovo popolo di Dio è tutto il popolo.
Il giorno del Signore, include al suo Centro l’Eucaristia, va riconosciuta come momento costitutivo della vita parrocchiale, motore segreto della sua missione.
La celebrazione eucaristica non ci appartiene, viene dall’alto, ma noi apparteniamo al Corpo del Signore per essere speranza di vita e resurrezione per tutti gli uomini.
Non è possibile nessun ministero, figura ministeriale, senza questo volto missionario, se esso non abita continuamente presso il costato crocifisso di Gesù, se non si mette alla duplice mensa della parola annunciata e del pane condiviso.

“L’amore di Cristo ci sospinge, al pensiero che uno è morto per tutti”  (2 Cor 5, 14)

            Questa stessa intimità con Cristo crocifisso, con il mistero del Corpo dato e del sangue versato, è grazia che ci rende partecipi dei sentimenti di Cristo e dell’amore che egli ci ha testimoniato fino a morire.
Il mistero eucaristico allarga il nostro cuore e fa di noi delle presenze realmente qualificate del comandamento della carità e della premura di portare amore dove c’è odio, giustizia dove non c’è, verità dove c’è la menzogna, calore dove c’è la freddezza, attenzione dove c’è solitudine.

Come la celebrazione eucaristica può risultare il luogo veramente significativo dell’essere         comunione tra le cose?

Qui ricordiamo due istanze fondamentali:

Ø  La qualità delle celebrazioni e delle sue condizioni pratiche.
 Bisogna che si restituisca splendore alla celebrazione eucaristica, ai suoi tempi e ai suoi  ritmi, occorre che si considerino il numero delle celebrazioni; è necessario custodire i momenti affidati all’ascolto, alla preparazione, al canto, al silenzio, le figure ministeriali qui coinvolte, il decoro delle chiese come luogo celebrativo, il clima complessivo delle celebrazioni.

Ø  Un annuncio della parola di Gesù come esperienza di Vangelo viva, l’omelia e la preghiera siano vero alimento della vita spirituale, togliendo ciò che sovraccarica la genuina bellezza dell’itinerario di fede che il Vangelo  dell’anno disegna per la coscienza del credente e per il cammino della comunità. Anche la preghiera liturgica quotidiana, le devozioni della vita parrocchiale, le forme di ascolto e delle lectio che si praticano durante la settimana diventeranno il terreno di cultura della qualità delle celebrazioni domenicali.

5. Il ministero nella comunione delle responsabilità della comunità parrocchiale nel suo insieme

           
            Non c’è missione ed evangelizzazione efficace se non è contrassegnata dal segno evangelico della comunione, se non dentro uno stile di comunione.
L’agire pastorale del ministro deve mantenere il senso di due momenti essenziali: quello “domestico” che vive i gesti costitutivi della comunità parrocchiale, quello “estroverso”  che immagina tutti gli interventi che servono i bisogni ministeriali  e culturali delle persone dentro l’interazione con altre parrocchie e con la diocesi:


Ø  al primo appartengono i gesti che fanno della parrocchia la comunità credente: le forme dell’annuncio, le celebrazioni sacramentali, la relazione fraterna, i giovani e le famiglie, gli itinerari di fede ed i ministeri essenziali.
 
Ø  Al secondo appartiene l’ampio panorama delle attenzioni e iniziative con cui la parrocchia insiste nel territorio e serve la persona: caritas, lavoro, scuola, sanità, cultura, comunicazione e volontariato.

      La Parrocchia non è sensibile come una porzione di territorio delimitata da un confine, ma va intesa soprattutto come l’insieme delle persone che si riconoscono  nella memoria di Cristo vissuta e trasmessa in quel luogo, l’insieme delle persone che con questa memoria si identificano e se ne nutrono e la trasmettono a loro volta. Tutto il libro degli Atti è illuminato a questo riguardo.
      Forse può aiutarci a comprendere la rilevanza del volto che la comunità parrocchiale offre, in ordine al servizio di rendere alla fede, una vicenda esemplare di conversione.
Mi riferisco ad Agostino e agli anni decisivi che ha vissuto a Milano.
Qui ha “visto” la Chiesa e ha conosciuto i tratti fondamentali del suo volto.
A visibilizzarla sono stati, in modo singolare, diverse figure ministreriali che ha incontrato, molto importanti per lui:  la comunità eucaristica nel suo insieme.
E’ stato questo incontro che, per grazia di Dio, lo ha condotto a “entrare” nella Chiesa.
Egli scrive: “vedevo la Chiesa popolata di fedeli chi vi andava in un modo, chi in un altro gente di ogni ceto sociale – una comunità che a reso agevole per Agostino capire che cosa ne starà al centro. Si ritrovano in fede, insieme, con il Vescovo, attorno al Signore Gesù Cristo. Ambrogio diceva: “Tutto abbiamo in Cristo e tutto è Cristo per noi”.
Non gli è stato difficile nemmeno capire cosa costituiva l’ispirazione del cammino di quella comunità.
Ambrogio meditava: “E’ necessario triturare e rendere farinose le parole delle Scritture celesti, impegnandoci con tutto l’animo e con tutto il cuore, affinché la linfa del cibo spirituale si diffonda in tutte le vene dell’anima”.
Quel popolo era incoraggiato a vivere la sobria ebbrezza dello Spirito: “Cristo sia nostro cibo/nostra bevanda sia la fede / lieti beviamo la sobria / ebbrezza dello Spirito”. Agostino ascoltava commosso questo popolo che cantava. Lo ammirava soprattutto perché lo faceva anche nei giorni difficili. L’ebbrezza dello Spirito diventava clima di gioia e di coraggio nella comunità. Diventava anche esperienza di uomini e donne che si consacravano totalmente a Dio. Fu questo clima a fare della comunità cristiana di Milano un giardino affascinante per coloro che erano ancora incerti sulla fede. Non solo il canto contribuiva a dare fascino e bellezza a quella chiesa: erano ancor più i martiri. Il vescovo tributava loro il massimo onore e voleva che tutto il popolo leggesse la propria esperienza di fede mettendosi in paragone con coloro che, per amore di Cristo, avevano addirittura sacrificato la vita. Né mancava, a Milano, un’attenzione al confronto con la società e la cultura del tempo. Erano preziose, a questo riguardo, alcune personalità singolarmente dotate per offrire un simile contributo.

Conclusione 

Nella situazione di oggi il ministro, non può sottrarsi al confronto con le persone e con l’ ambiente nel quale si vive
Tutte queste condivisioni possono diventare un modo di condividere le gioie e i dolori di ogni creatura umana.
Più profondamente, sono un modo per fare dono a ogni uomo di ciò che l’apostolo Paolo chiede nelle sue preghiere al Padre per i cristiani di Efeso:
possa egli farvi comprendere a quale speranza  vi ha chiamato, quale tesoro di grazia racchiude la sua eredità, con i Santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza che egli manifesta in Cristo”.  (1,18-20a)

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