sabato 9 febbraio 2013

LA SACRA SCRITTURA, ANIMA E «LIBRO» DELLA CATECHESI

Quanto il Documento Base afferma della catechesi in generale, deve trovare la sua prima applicazione nelle persone che accettano di svol­gere il servizio catechistico: l'«anima» che dà forza e rischiara tutto il loro lavoro è la Parola di Dio; il «libro» che bisogna amare e conosce­re più di ogni altro è la Bibbia.

«La Scrittura è il documento premi­nente della predicazione della salvezza, in forza della sua divina ispi­razione. Essa contiene la parola di Dio; perché ispirata, è veramente parola di Dio per sempre» (RdC 105).
È quanto raccomandava già san Pietro nella sua lettera: «Le parole dei profeti sono degne di fiducia e voi farete bene a considerarle con attenzione. Esse sono come una lampada che brilla in un luogo oscuro, fino a quando non comincerà il giorno e la stella del mattino illuminerà i vostri cuori. Soprattutto sappiate una cosa: gli antichi profeti non parlavano mai di loro inizia­tiva, ma furono uomini guidati dallo Spirito Santo e parlarono in nome di Dio. Perciò nessuno può spiegare con le sue sole forze le profezie che ci sono nella Bibbia» (1 Pt 1,19-21).

Utilissime per ogni evangelizzatore e ricche di pedagogica attenzione sono le parole rivolte da Paolo al suo collaboratore Timoteo: «Tu co­nosci la sacra Bibbia già da quando eri bambino: essa può darti la sag­gezza che conduce alla salvezza, per mezzo della fede in Gesù Cristo. Tutto ciò che è scritto nella Bibbia è ispirato da Dio, e quindi è utile per insegnare la verità, per convincere, per correggere egli errori e educare a vivere in modo giusto» (2 Tm 3,15-17).

A conclusione della sua let­tera ai cristiani di Roma, l'apostolo scriveva che «tutto quello che leg­giamo nella Bibbia è stato scritto nel passato per istruirci e tener viva la nostra speranza, con la costanza e l'incoraggiamento che da essa ci vengono» (Rm 15,4). Quanto siano vere queste affermazioni lo può testimoniare chiunque abbia una minima esperienza in questo campo. Intanto, grazie a Dio, molti possono affermare che anche loro, come Timoteo, conoscono la Bibbia fin da quando erano bambini, perché hanno avuto la fortuna di avere genitori o nonni che non fornivano solamente fumetti o par­cheggiavano figli e nipoti davanti al televisore, ma hanno saputo anche trovare spazi di tempo per raccontare e comunicare la meravigliosa storia di Dio con gli uomini; in seguito poi, con l'aiuto di esemplari educatori e catechisti si sono anche appassionati per una lettura per­sonale di qualche libro della Bibbia, specie dei Vangeli. È proprio il caso di parlare di amore e passione per accostarsi a quel sacro scrigno che è la Bibbia, per trovare quella chiave che sa aprire tutti i sigilli della Scrittura.

Quella chiave, fuori di ogni dubbio, è Gesù, che ancora oggi vuole di­re a tutti, piccoli e grandi: se mi volete bene, ascoltate la mia Parola... avrete in voi la vita... la vostra gioia sarà grande.

C'è bisogno allora di evangelizzatori, innamorati di Gesù e del suo Vangelo, per diventare comunicatori dello stesso amore. È la grande lezione che ha dato sant'Agostino quando ha dovuto scrivere per il catechista Deogratias un piccolo trattato di pedagogia catechistica: «Se Cristo è venuto per­ché l'uomo sappia quanto è amato da Dio, se questa conoscenza ha lo scopo di suscitare nell'uomo l'amore verso colui che l'ha amato per primo... proponiti dunque questo amore, e orienta lì tutto il discorso: e quanto insegni, insegnalo in modo che chi ascolta creda, e creden­do abbia speranza, e sperando ami» (De catechizandis rudibus, 8).

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