sabato 9 febbraio 2013

IO SONO LA PORTA (GV. 10,7)



Tra i simboli che esprimono i contenuti della fede, quello della porta rappresenta Cristo stesso, come elemento architettonico evoca il passaggio dalle tenebre alla luce, metafora della soglia verso l’infinito.

La porta non è un elemento funzionale, grazie al collegamento dinamico che la unisce al sagrato, all’aula e all’altare, grazie all’orientamento di tutto l’edificio, alla presenza di immagini e sculture raffiguranti temi diversi, della fede e della Chiesa, è una grande icona segno del Cristo, che disse: “Io sono la porta del gregge” (Gv. 10,7). Da essa si accede per essere iniziati alla vita di fede e percorrere la via della santità che conduce alla casa di Dio.

La porta conduce al Signore! Si è soliti teorizzare il significato della porta con alcuni versetti dei rispettivi tre Salmi:

<< Varcate le sue porte con inni di grazie, i suoi atri con canti di lode, lodatelo, benedite il suo nome; poiché buono è il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione>>
(Sl. 99,6-5) 

<< Apritemi le porte della giustizia, voglio entrare e rendere grazie al Signore. E’ questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti>>    (Sl. 117, 19-20)

<<  Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, perché ha rinforzato le sbarre alle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli, ha messo pace nei tuoi confini, e ti sazia con fior di frumento >>    ( Sl. 147, 12-14)

Sono versetti di lode, attraverso i quali si esprime la consapevolezza del popolo che indica la porta quale soglia alla fedeltà della misericordia luminosa di Dio, trasmessa di generazione in generazione, proclamata nel mistero di una gloria perenne contenuta nel tempio. Versetti che indicano la porta quale soglia del giudizio che separa chi entra da chi non entra attraverso il Cristo porta, non discriminante, ma giudicante, nella distinzione tra “pecore e capri” ( Mt. 15,32).Versetti che indicano la porta quale soglia alla salvezza, all’Eucaristia, culmine della vita di fede, la porta soglia al regno che già viviamo ancora attendendo.

La porta come straordinaria metafora spirituale dice il tempo della misericordia e della grazia inaugurato da Gesù, e come recitava la monizione che ha preceduto la chiusura delle Porte sante nel Giubileo del 2000: sono sempre aperte le braccia del Padre, resta spalancata la porta che conduce  alla vita, Cristo; è sempre zampillante la sorgente dello Spirito.

Simbolo di Cristo, segno di conversione, ponte tra l’interno e l’esterno, soglia collocata  in bilico tra il luogo di culto e il mondo: l’ aveva intuito l’ebrea Simone Weil che così lo esprimeva nei versi de la Porta:

  << Aspettando e soffrendo, eccoci davanti alla porta. Fissi là gli occhi; nel tormento piangiamo. Non entreremo mai, siamo stanchi di starla a vedere…. La  porta si aprì e lasciò passare un silenzio tale che non i giardini sono apparsi, né alcun fiore; solo lo spazio immenso dal vuoto e dalla luce abitato si rese d’improvviso presente dappertutto, riempì il cuore, e gli occhi, quasi ciechi per la polvere, ha lavato.>>

Mons. Alfredo Di Stefano

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