sabato 9 febbraio 2013

IL CATECHISTA: DISCEPOLO IN ASCOLTO DELLA PAROLA

«L'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo»

 Una delle preoccupazioni dei Padri conciliari nello stilare la Costitu­zione sulla Divina rivelazione è stata sicuramente quella di invitare a valorizzare assai di più la componente biblica presente in ogni azione pastorale della Chiesa, particolarmente con la celebrazione liturgica e la catechesi, educando ad una vera e propria iniziazione alla parola di Dio.

È necessario che tutti, principalmente i sacerdoti e quanti, come i diaconi o i catechisti, attendono al ministero della parola, conservi­no un contatto continuo con le Scritture mediante una lettura spiri­tuale assidua e uno studio accurato, affinchè non diventi «un vano predicatore della parola di Dio all'esterno colui che non ascolta den­tro di sé» (S. Agostino), mentre deve partecipare ai fedeli a lui affidati le sovrabbondanti ricchezze della parola divina, specialmente nella sacra liturgia. Parimenti il santo Concilio esorta con ardore e insi­stenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere «la sublime scienza di Gesù Cristo» (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. «L'ignoranza della Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo» (S. Girolamo). Si accostino essi volentieri al sacro testo, sia per mez­zo della sacra liturgia, che è impregnata di parole divine, sia me­diante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale sco­po e di altri sussidi, che con l'approvazione e la cura dei pastori della Chiesa, lodevolmente oggi si diffondono ovunque. Si ricordino però che la lettura della sacra Scrittura dev'essere accompagnata dalla preghiera, affinchè si stabilisca il dialogo tra Dio e l'uomo; poi­ché «quando preghiamo, parliamo con lui, lui ascoltiamo, quando leggiamo gli oracoli divini» (S. Ambrogio).

Con la lettura e lo studio dei sacri libri «la parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata» (2 Ts 3,1), e il tesoro della rivelazione, affida­to alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini. Come dal­l'assidua frequenza del mistero eucaristico accresce la vita della Chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso alla vita spirituale dall’accresciuta venerazione per la parola di Dio, che «permane in eter­no» (Is 40,8; cf 1 Pt 1,23-25) (Dei Verbum 25.26).

Con la Bibbia in mano

Quando nel 1980 Carlo Maria Martini, nominato arcivescovo di Milano, fece il suo primo solenne ingresso nella città, decise di entra­re tenendo in mano la Bibbia e la prima lettera pastorale che volle scrivere alla sua Chiesa diocesana fu un grande invito alla contem­plazione, in ascolto della Parola di Dio. Profondo conoscitore delle Sacre Scritture, già rettore del Pontificio istituto biblico, il nuovo pa­store fece tesoro di questo sapere biblico e fin dagli inizi del suo epi­scopato il Duomo di Milano divenne troppo piccolo per contenere le migliala di giovani che avevano risposto al suo invito di farsi discepo­li «alla scuola della Parola».

Quasi a conclusione del suo impegno pastorale contraddistinto dal servizio della Parola, nell'anno 2000 il cardinale Martini pubblica un libretto dal significativo titolo Un cammino educativo (Gribaudi), nel quale cammino rivede «alcuni educatori meravigliosi: mia madre, al­cuni preti e religiosi, qualche professore. Altri meno bravi, meno am­mirati da noi ragazzi, ma tutti ci hanno dato qualcosa. Attraverso que­sti tuoi strumenti sei Tu, o Padre, che ci hai educato fino a oggi! Dio educa il suo popolo. Un messaggio di fiducia: Dio è in mezzo a noi. Dio ha educato ciascuno di noi. Dio continua a educare. Noi educatori siamo suoi alleati: l'opera educativa non è nostra, è sua. Noi imparia­mo da lui, lo seguiamo, gli diamo fiducia ed egli ci guida e ci conduce. Anzitutto contempliamo con l'aiuto della Scrittura, Dio educatore. Leggiamo nelle pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento come Dio, mediante i suoi strumenti, i profeti e gli apostoli, e soprattutto nel suo Figlio, educhi e guidi i singoli e il popolo... Insistiamo nella preghiera, perché il Signore ci faccia comprendere che è lui il grande educatore, e che noi siamo i suoi discepoli e i suoi alleati, collaboratori e stru­menti nel cammino educativo... Tu, o Signore, mi hai educato, Tu mi hai condotto fin qui: Tu hai messo in me la gioia di educare, "più gioia di quando abbondano vino e frumento" (Salmo 4,8). Sei Tu, o mio Dio, il grande educatore, mio e di tutto questo popolo. Sei Tu che ci conduci per mano. "Uno solo è il vostro Maestro" (Mt 23,8). "Come un'aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati", Tu, o Si­gnore, "ci sollevi sulle tue ali; ci fai montare sulle alture della terra, ci nutrì con i prodotti della campagna, ci fai succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia" (Dt 32,11-13)».

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